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CARPINETO ROMANO

Benvenuti a Carpineto Romano .

Il paese è situato nel cuore dei Monti Lepini, ai confini con le province di Latina e Frosinone. Il territorio di Carpineto Romano è prevalentemente composto da catene montuose che hanno nei 1536 metri del Monte Semprevisa la loro cima più elevata. Nel territorio comunale si elevano anche il Monte Capreo, il Monte Gemma, il Monte Erdigheta, il Monte Perentile, il Monte MalainaCima MandriniColle la CostaColle Riai e Costa Pecci. Il centro abitato si snoda su due colline alle pendici di Monte Capreo (1421 m s.l.m.), sulla cui sommità papa Leone XIII (al secolo Vincenzo Gioacchino Pecci), nativo della cittadina lepina, fece porre una croce commemorativa nel 1901. Come tutto il resto del comprensorio lepino, il territorio è interessato da fenomeni carsici di notevole interesse speleologico. Tra i boschi di faggio non è raro imbattersi in doline (che nel dialetto locale vengono chiamate "ousi") e grotte tra le più profonde di tutta l'Italia Centrale. Il comune di Carpineto Romano con le sue 264 grotte (14%) è il comune del Lazio con il maggior numero di cavità. A maggio 2011 sono inserite a catasto 1858 grotte. Il centro abitato odierno affonda le sue origini nell'alto Medioevo, le prime tracce scritte dell'esistenza di Carpineto risalgono al 1077, anno in cui i Canonici Lateranensi concedettero in affitto il feudo carpinetano alla potente famiglia dei De Ceccano. A questi ultimi si avvicendarono nel 1299 i Caetani, famiglia del pontefice anagnino Bonifacio VIII.  Ritratto del cardinale Pietro Aldobrandini di Ottavio Leoni1593 Altre famiglie della nobiltà laziale possedettero il feudo di Carpineto, fino a quando alla fine del XVI secolo fu acquistato dal cardinale Pietro Aldobrandini, nipote di papa Clemente VIIIDonna Olimpia Aldobrandini, sorella del cardinal Pietro, ne fece il suo "bello stato", accorpando i territori dei vicini comuni di MontelanicoGorgaGavignano e Maenza.  San Francesco in meditazione   Durante quel periodo Carpineto diventò un ducato e conobbe il suo periodo di maggior fioritura artistica e culturale, con artisti come Caravaggio che contribuirono ad abbellire la cittadina lepina con chiese e opere di pregio, come il San Francesco in meditazione per secoli custodito nella sacrestia della chiesa di San Pietro Apostolo.

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LUOGHI D'INTERESSE

(1) Stemma Communale, ,

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FARA  in SABINA

Benvenuti a  Fara in Sabina

L'area del comune fu popolata già in epoca preistorica (sono stati rinvenuti resti del Paleolitico medio e dell'età del bronzo medio, recente e finale).Di fronte il colle di Fara sorge l’altura di Monte San Martino, abitata in epoca protostorica da un esteso ed articolato insediamento risalente all’età del Bronzo finale (la maggior parte del materiale è venuto alla luce presso le pendici orientali del monte, in località Quattro Venti). Le ricerche hanno evidenziato la presenza di alcune opere di terrazzamento con recinti di mura realizzati in pietrame a secco, di cui si ipotizzò in alcuni casi una datazione ad epoca protostorica. È stato possibile ricostruire l’andamento di almeno tre cinte murarie, irregolarmente ellissoidali, che seguivano le curve di livello. Oggi questo abitato protostorico è stato identificato con Mefula, antica città degli Aborigeni (mitologia), che secondo Dionigi di Alicarnasso sorgeva ad appena 5 km di distanza da Suna (Toffia)[6]. Dionigi riferisce inoltre della presenza di mura, unico caso a riguardo del popolo aborigeno, un dato che trova conferma dall’effettiva presenza sul monte di murature a secco attribuibili ad epoca protostorica (peraltro rare in questo periodo). L’insediamento aborigeno di Mefula scompare già durante la prima età del Ferro (forse in relazione alla contemporanea nascita dei centri sabini in pianura, come la vicina Cures).

Tra il IX secolo a.C. e il VI secolo a.C. nella località di Santa Maria in Arci si era stabilito un insediamento sabino, identificato con la città di Cures, che continuò a vivere in età romana (resti di terme e di un piccolo teatro e necropoli). Il territorio era sfruttato dal punto di vista agricolo con una fitta rete di ville, costruite su terrazzamenti in opera poligonale nel II secolo a.C. e in opera quasi reticolata nel I secolo a.C. ("villa di Grotte di Torri" e ancora di Fonteluna, di Mirteto, di Cagnani e di San Lorenzo a Canneto, di Sant'Andrea e di San Pietro presso Borgo Salario, di Grottaglie, di Piano San Giovanni, di Grotta Scura, di Monte San Martino, di Fonte Vecchia).  Le origini dell'attuale abitato sembrano risalire ad epoca longobarda, alla fine del VI secolo, come sembra indicare il toponimo, derivante dal termine longobardo fara, con il significato di "clan familiare"; oppure alla devozione sempre longobarda a Santa Fara. Il castello è attestato dal 1006 e dal 1050 fu sotto il controllo dell'abbazia di Farfa. Fu quindi feudo degli Orsini. Dal 1400 è divenuto sede dell'abate commendatario di Farfa e si sono succedute le varie famiglie proprio a partire dagli Orsini fino alla famiglia Barberini, con il cardinale Francesco Barberini, nipote di papa Urbano VIII, che nel 1678 ha fondato, con sede nell'antico castello, il monastero delle Clarisse Eremite. Nel 1867 fu toccata con la frazione di Coltodino dalla Campagna garibaldina dell'Agro Romano per la liberazione di Roma. Giuseppe Garibaldi dopo la sconfitta di Mentana raggiunse con i suoi Volontari la stazione ferroviaria di Passo Corese in comune di Fara dove partì in direzione del nord. Sempre da Fara sulla riva del Tevere partì con alcune barche la sfortunata spedizione dei Fratelli Cairoli conclusa tragicamente a Villa Glori. Testimonianze della Campagna dell'Agro Romano per la liberazione di Roma (1867) sono conservate nel Museo nazionale di Mentana. Il 10 dicembre 1920 la frazione di Canneto Sabino fu teatro di un eccidio, il più cruento, quanto a numero di morti del cosiddetto Biennio rosso. Durante una manifestazione organizzata dai braccianti nel tentativo di ottenere migliori condizioni di lavoro un gruppo di Carabinieri ne uccise 11 in località Colle San Lorenzo.

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LUOGHI D'INTERESSE

Abbazia abbazia di Farfa | Collegiata di Sant'Antonio | Chiesa di San Giacomo  | Chiesa di Santa Chiara | Monastero Clarisse Eremite

Palazzo Orsini | Palazzo Farnese | Palazzo Foschi, poi Manfredi | Palazzo Castellani, poi Brancaleoni, oggi sede del Museo civico 

Castelnuovo di  Farfa panorama, Deposito del grano e monte di pietà  oggi sede della Biblioteca comunale | Cisterna di piazza del Duomo

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SUBIACO

Benvenuti a Subiaco

Subiaco ,Il territorio è vario con aree montuose ed aree in pianura. Viene attraversato dall'Aniene e interessa alcune vette dei Monti Simbruini (monte Calvo, 1.591 m e monte Livata, 1.429 m). Comprende un vasto bosco di faggi su un altopiano che si sviluppa su un'area di 3000 ettari compreso nel parco naturale regionale Monti Simbruini.  Sono stati identificati resti della residenza dell'imperatore Nerone, attorno alla quale si sviluppò il centro, costituita da un complesso di edifici a diverso livello in posizione elevata sulla riva destra dell'Aniene, presso una serie di laghi artificiali; è stato messo in luce un cospicuo nucleo a due piani con grande nicchia absidata e vasti ambienti comunicanti.  Un ponte-diga di notevoli dimensioni, che collegava le due sponde e serviva da sbarramento per le acque, detto pons marmoreus, è oggi interamente scomparso; restano solo tracce delle fondazioni.  Nella villa, di appartenenza imperiale fino al III secolo d.C., sono stati rinvenuti una testa femminile dormiente e il ritratto di un efebo, ora entrambi a Roma (presso il Museo Nazionale Romano).

Le origini dell'attuale abbazia benedettina risalgono agli inizi del VI secolo, allorché san Benedetto da Norcia, dopo l'esperimento di vita eremitica condotto in un antro presso l'antica villa ivi costruita da Nerone, fondò nella zona del sublacense tredici monasteri per dare ospitalità ai suoi primi discepoli, provenienti in parte dalla nobiltà romana.  In seguito (XII secolo) per iniziativa degli abati fu costruito il santuario-monastero del Sacro Speco, eretto sopra l'originaria memoria del Santo. Dei tredici monasteri fondati da san Benedetto è rimasto solo l'attuale monastero di Santa Scolastica inizialmente dedicato a San Silvestro, che vanta il titolo di Protocenobio della Congregazione Sublacense dell'Ordine benedettino. Gli altri andarono distrutti o furono abbandonati.

Nel IX secolo il monastero di Santa Scolastica subì due devastazioni da parte dei saraceni: l'una nell'828-829, l'altra probabilmente nell'876-877, anche se per questo periodo storico le ricostruzioni non sono univoche. Nel X secolo ricevette donazioni da diversi papi (Giovanni XLeone VIIGiovanni XIIBenedetto VIIGregorio V) che ingrandirono il territorio dell'abbazia. Panorama in una foto del 1880  Sempre con il favore pontificio, l'abbazia conobbe un periodo di grande splendore nei secoli XI e XII diventando feudo assai ambito per la sua potenza economica e politica. Fu probabilmente il primo luogo in Italia ad essere dotato di una pressa per la stampa di libri, fondata dai tedeschi Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz nel 1465, all'interno dell'abbazia.

Le continue lotte con le famiglie feudali portarono tuttavia alla sua decadenza. Eretta in commenda da papa Callisto III (1456), fu affidata al cardinale Giovanni Torquemada (Juan de Torquemada), zio del famoso inquisitore. Nel 1467 passò poi a Rodrigo Borgia, futuro papa Alessandro VI e, successivamente, ai Colonna (1492), ai Borghese (1608) e ai Barberini (1633). Nel 1753papa Benedetto XIV privò gli abati commendatari della giurisdizione temporale, lasciando però quella ecclesiastica e spirituale. Soppressa dai francesi (all'inizio del XIX secolo), restaurata poco dopo da papa Pio VII, l'abbazia fu reintegrata nei suoi privilegi di abbazia nullius da papa Benedetto XV (1915). Francesco Bulgarini, nel 1848 parla di contadini montagnoli «ciociari» in riferimento a dei mezzadri provenienti stagionalmente, dal circondario di Subiaco, a Tivoli, per coltivare granturco[5]. Nel 1867 Subiaco fu testimone della Campagna dell'Agro romano per la liberazione di Roma voluta da Giuseppe Garibaldi. Nel mese di ottobre vi furono trucidati in uno scontro con i pontifici il capitano garibaldino milanese Emilio Blenio ed alcuni suoi compagni[6]. I resti dei garibaldini furono traslati a cura della Società Reduci Patrie Battaglie da Subiaco nell'Ara-Ossario di Mentana come risulta da documenti conservati in archivio. Da Subiaco inoltre proveniva anche uno dei Mille, Luigi Pistoia, al quale è intitolata una piazzetta (Piazzetta Luigi Pistoia).

LUOGHI D'INTERESSE

Panorama Subiaco, Foto Monte Livata, Parco dei Monti Simbruini, Fiume Aniene, Foto  Marano Equo, Footo Jenne,, Foto  Santuari Francescani,  

 

Foto Agosta, Foto Foto Arsoli, Foto Cervara di Roma 

LATINA

Benvenuti a Latina

Latina è una delle più giovani città d'Italia, essendo una città di fondazione nata col nome di Littoria durante il ventennio fascista, a seguito della bonifica integrale dell'Agro Pontino, e inaugurata il 18 dicembre 1932. Il territorio comunale apparteneva precedentemente ai comuni di CisternaSermonetaSezze e Nettuno e comprendeva zone paludose e macchia, piccoli nuclei abitati preesistenti e zone abitate solo stagionalmente a causa del territorio poco ospitale e della malaria. La città assunse nel 1944 la denominazione di Latinia e, successivamente, quella attuale di Latina il 7 giugno 1945 a seguito della pubblicazione del decreto luogotenenziale del 9 aprile 1945, n. 270. In questo modo il toponimo fascista veniva sostituito da un nuovo nome pertinente alla localizzazione geografica (nel Lazio) e storica (popoli e città latine) e aveva il vantaggio di consentire il mantenimento della sigla già esistente ed utilizzata della provincia.. Latina sorge nel cuore dell'Agro Pontino, in un territorio in larga parte pianeggiante. Il centro della città si trova a pochi chilometri (circa 7) dal mar Tirreno percorrendo via del Lido sino alla Marina di Latina, la zona mare della città, con il suo lungomare e le spiagge di Capoportiere, Foce Verde e Rio Martino, raggiungibili anche tramite una moderna pista ciclabile, e a circa 15/20 km ad ovest dai rilievi montuosi dei monti Lepini. Il suo territorio comunale, fra i più vasti del Lazio, comprende anche numerosi "borghi di fondazione", centri agricoli creati durante la bonifica delle paludi, spesso a partire da nuclei preesistenti, che anticamente lo ricoprivano (Borgo Sabotino, prima Passo Genovese; Borgo Isonzo; Borgo San MicheleBorgo FaitiBorgo Grappa; Borgo Carso; Borgo Podgora, prima Sessano; Borgo Bainsizza; Borgo Santa MariaBorgo Le Ferriere; Borgo Piave; Borgo Montello). Una parte del suo territorio include aree tutelate del Parco Nazionale del Circeo, dove si trova anche il lago di Fogliano, di cui costituisce l'estremo lembo settentrionale. Il nome di Littoria, che fu dato alla città nel 1932, trae origine dal fascio littorio (il fascio di bastoni di legno legati con strisce di cuoio intorno ad una scure), ovvero l’emblema del regime fascista, già simbolo di potere nell’antica Roma.

Nel 1944, quando le autorità del comune decisero di cambiare nome alla città per distaccarsi dal fascismo, il nuovo toponimo fu deciso assumendo quello antico del territorio che la circonda, ossia il Latium adiectum, origine del popolo dei latini: fu così che Littoria divenne Latinia. Poi, considerando che i toponimi fascisti delle città che erano state istituite terminavano quasi tutti in "-inia", si decise di ribattezzare la città, invece di Latinia, Latina. Per la scelta del nuovo nome si considerò anche che la sigla automobilistica della provincia (LT) rimanesse inalterata.

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LUOGHI D'INTERESSE

 Bonifica Pontina, Roccagorga, Foto Sermoneta, Giardini di Ninfa, foto panoramica Sermoneta, Foto Priverno, Foto Cori , Immagine del museo Piana

 

delle Orme, Foto Sezze, Foto Norma , Foto Città di Latina

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CASTELNUOVO DI FARFA

Benvenuti a Castelnuovo  di Farfa 

Castelnuovo di Farfa sorge a 358 metri di altezza sul livello del mare, sulle propaggini meridionali dei monti Sabini.

Il fiume Farfa scorre nel territorio comunale.Il territorio di Castelnuovo di Farfa risulta frequentato già a partire dal Neolitico. In epoca protostorica il sito più importante è sicuramente la Grotta Scura, al termine di Via Cornazzano, a poca distanza dal fiume Farfa. I primi ritrovamenti risalgono agli anni 1987-88, quando il Gruppo Speleologico “F. Orofino” rinvenne alcuni frammenti ceramici protostorici, risalenti all’età del Bronzo medio (XV-XIV secolo a.C.). La grotta è costituita da un’ampia sala in roccia calcarea, a cui si accede attraverso una stretta apertura, dove venne recuperato il materiale. Secondo la descrizione del Guidi “dalla sala un lungo corridoio porta ad una serie di piccoli ambienti dove sono stati individuati resti di focolari, ossa animali e vasi integri, gli unici materiali in giacitura sicuramente primaria”[. Alcuni frammenti con decorazione “appenninica” hanno permesso una datazione per tutta la durata della media età del Bronzo (XV-XIV secolo a.C.). La grotta presenta un ramo, lungo più di 200 metri, periodicamente occupato dalle acque, dove sono stati rinvenuti insieme oggetti ceramici sia di epoca protostorica che di epoca romana (lucerne in terracotta e monete). La presenza di vasi integri in ambienti difficilmente accessibili della grotta dimostra che una parte della cavità fosse riservata alla deposizione di offerte. Inoltre le tracce di focolari, riferibili a cerimonie rituali, sembrano attestare un utilizzo della grotta sia a fini abitativi che cultuali. La grotta è costituita da un ramo attivo e da due rami fossili, posti a livelli diversi e raggiungibili tramite cunicoli. La presenza di acque sorgive deve aver comportato la destinazione cultuale della grotta. Questo luogo di culto in grotta, tra i più antichi di tutta la Sabina, è stato identificato recentemente nel “santuario di Marte”[5], riportato da Dionigi di Alicarnasso presso Suna (oggi Toffia), antica città degli Aborigeni (mitologia).

Il torrione di Porta Castello, con l’ingresso principale al borgo, a ridosso della strada.

Il Palazzo dei marchesi Simonetti (oggi Salustri Galli), grandi benefattori del paese. Tra costoro si annovera il cardinale Giuseppe Simonetti, concittadino, alla cui elezione a porporato nel 1766 vennero indetti nel paese tre giorni di spettacoli, con musiche, spari e fuochi artificiali.

LUOGHI D'INTERESSE

 (1) Panorama  (2) Abbazia benedettina Santa Maria in Farfa (3) Borgo Castelnuovo di Farfa  (4) Vista area palazzo Salustri  Galli (5) Monumento Fontana Comunale  (6) Interno del Borgo Castelnuovo di Farfa  (7)  Panorama  (8) Gole del Farfa (9) Interno museo dell'olio Castelnuovo di Farfa (10) Ingresso museo dell'olio di Castelnuovo di Farfa  (11) Panorama Castelnuovo di Farfa  (12) Palazzo Salustri  Galli

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PONTECORVO

Benvenuti a Pontecorvo 

Cittadina della provincia di Frosinone (distante 45 chilometri dal capoluogo), situata, a 54 metri sul mare tra i monti Aurunci e le Mainarde, e propriamente alla confluenza del rio San Martino col fiume Liri. Il suo nome deriva dal pons curvus costruito appunto sul fiume Liri.

Il comune contava 14.015 abitanti nel 1931, di cui circa due terzi nelle frazioni e nelle case sparse nelle campagne. L'area territoriale è di kmq. 88,22 e le colture agrarie più diffuse sono i seminativi, il vigneto e gli alberi da frutta. La cattedrale, dedicata a S. Bartolomeo, sorge nel punto più elevato, e sui ruderi di un castello del sec. IX. Pontecorvo ha, insieme con Aquino e Castrocielo, la stazione ferroviaria sulla linea Caserta-Cassino-Roma; il centro dista dalla stazione km. 8 e mezzo, ed è ad essa allacciato da un servizio automobilistico; altre linee automobilistiche congiungono Pontecorvo con la stazione di Roccasecca, con Atina, con Formia e con Frosinone.

Fondata da Rodoaldo gastaldo di Aquino verso l'886, fu signoreggiata da varî feudatarî, fra i quali i duchi di Gaeta e Riccardo II principe di Capua, finché passò sotto la giurisdizione del monastero di Montecassino. Ruggiero II il Normanno e Federico II di Svevia l'occuparono più volte, ma sempre tornò a quell'abbazia. Nel 1399 Bonifacio IX la concesse a Giovanni Tomacelli, ma, per volere di Innocenzo VII, fu restituita all'antico possessore.

Dal 1454 venne data in commenda al card. Ludovico Scarampi e nel 1463 si pose sotto la diretta dipendenza della Santa Sede, costituendo con Benevento, già da tempo dominio papale (con la quale ebbe comuni dopo di allora molte vicende), lo stato pontificio compreso nel regno di Napoli. Alessandro VI diede Pontecorvo, elevata a città, al figlio Giovanni nel 1496, ma Cesare Borgia se ne impadronì assassinando il fratello. Giulio II ne pretese la restituzione alla chiesa, che la tenne fino al 1769, quando fu occupata dalle truppe di Ferdinando I, in lotta con la Santa Sede per la questione dei gesuiti. Restituita al papa, fu occupata nel 1799 dai Francesi, che vi proclamarono la repubblica, ma i Borboni la ripresero consegnandola a Pio VII. Napoleone, che se ne era impadronito il 6 giugno 1806, ne fece un principato per il maresciallo Bernadotte, il quale la resse per mezzo del benemerito cittadino Giulio Nola fino al 1810, quando, essendo egli passato al tmno di Svezia, venne incorporata nell'Impero francese. Occupata dal Murat nel 1814, tornò, dopo la restaurazione, alla S. Sede. Il 2 settembre 1860 i cittadini cacciarono i rappresentanti pontifici, innalzandovi la bandiera italiana, ma il 17 dello stesso mese le truppe papali la rioccuparono, finché il 7 dicembre con una nuova insurrezione e con un plebiscito fu unita all'Italia.

Bibl.: Gattola, Historia abbatiae Casinensis, Venezia 1763; L. Tosti, Storia della badia di Monte Cassino, Napoli 1842; F. Mucciacca, Di alcuni documenti riguardanti la terra di Pontecorvo, in Rassegna pugliese, XIX (1902), p. 73 segg. V. anche la bibl. a benevento.

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LUOGHI D'INTERESSE

(1)  Stemma Comunale â€‹

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 L'AQUILA

Benvenuti nella città dell'Aquila

L’Aquila è un comune italiano di 69.419 abitanti, capoluogo dell'omonima provincia e della regione Abruzzo. Altitudine 714 m, superficie 479,91 km quadrati. Una città ricca di storia, con panorami e paesaggi da dipingere, della quale riportiamo di seguito brevi cenni,  dalla nascita ad oggi, inerenti il  territorio, i monumenti della città,  sino alle ultime “ tragedie “che hanno colpito tutto il territorio della regione Abruzzo, compresa la città stessa. Già nel 1398  si registrarono eventi sismici  che colpirono  il territorio, ripetutisi poi nel 1423, nel 1456, nel 1461/1462,  nel 1703 e, l’ultimo più recente del 2009 che ha messo in ginocchio tutto il territorio provocando tanti danni e morti; tutti eventi sismici in cui l'intera regione è stata purtroppo coinvolta nel corso dei secoli . Il tempo passa e la  storia ci porta sino ad oggi con la rinascita di tutto il territorio e il rifacimento di tanti monumenti e palazzi storici danneggiati.  L'Abruzzo e la città, da anni, combattono per dar vita ad un nuovo ciclo , ricostruendo tutte quelle parti del territorio che il terremoto del 2009 ha distrutto. L'Aquila sta rinascendo, nonostante la complessità della situazione da tanti fronti, e ritornerà ad essere terra ricca di paesaggi bellissimi, immersa fra mare e montagna distanti tra loro pochissimi km, unico territorio che consente di godere di tale opportunità, e di poter continuare ad apprezzare il prodotto culinario per eccellenza, gli arrosticini di pecora.  La storia inizia con gli insediamenti nell'età del bronzo e la definitiva fondazione, a opera di Corrado IV tra il 1254 e il 1266. L'Aquila (allora nota semplicemente come Aquila) fu una delle grandi città del Regno di Napoli, poi Regno delle due Sicilie, successivamente passò al Regno d'Italia e quindi all'Italia. Capitale storica dell'Abruzzo divenne, con l'unità d'Italia, capoluogo dell'Abruzzo-Molise, poi Abruzzo. Il territorio dove sorge L'Aquila era abitato fin da tempi più antichi. Prima della conquista da parte di Roma, tutta la valle dell'Aterno è stata luogo di insediamento dei Sabini e dei Vestini, i cui territori confinavano proprio nel punto dove in futuro sorgerà la città. Testimonianza più antica di civiltà nell'aquilano è la cosiddetta Necropoli di Fossa (antico sito dell'italica Aveia), un insieme di tombe risalenti al X secolo a.C. situate a sud della città. Dal punto di vista monumentale, si segnalano la Basilica di Collemaggio, un edificio religioso sito appena fuori la cinta muraria, sull’omonimo colle. Fondata nel 1288 per volere di Pietro da Morrone — qui incoronato papa con il nome di Celestino V il 29 agosto 1294 — è considerata la massima espressione dell'architettura abruzzese, oltre che il simbolo della città ed è stata dichiarata monumento nazionale nel 1902. Dal 1327 ospita le spoglie del pontefice, attualmente conservate all'interno del mausoleo di Celestino V, realizzato nel 1517 ad opera di Girolamo da Vicenza, maestro di Andrea Palladio, Emiciclo sede del Consiglio Regionale. L'Emiciclo, per esteso Palazzo dell'Emiciclo, noto anche come Palazzo dell'Esposizione, è un complesso monumentale dell'Aquila, sede del Consiglio regionale dell'Abruzzo. L'area compresa dentro le mura dell'Aquila a sud dell'attuale Viale Luigi Rendina — storicamente suddivisa nei locali di Monticchio, Fontecchio e Fossa — rimase quasi interamente inedificata per diversi secoli dopo la fondazione della città. Gli unici edifici di cui si ha debole documentazione sono le scomparse chiese di Sant'Andrea, di Santa Maria a Graiano e di Santa Maria ai Quattro Coronati. Il terremoto dell'Aquila del 2009 ha danneggiato gravemente l'intero complesso, con danni localizzati soprattutto alle estremità del porticato e nell'ex navata della chiesa. L'Emiciclo è stato quindi oggetto di un radicale progetto di ricostruzione e miglioramento sismico, per un importo di circa 8,8 milioni di euro, approvato dal Consiglio regionale dell'Abruzzo nel 2012; i lavori hanno avuto inizio l'11 gennaio 2016 e si sono conclusi due dopo; l'Emiciclo è stato riaperto al pubblico il 22 giugno 2018. L'intervento ha permesso la realizzazione di una nuova fondazione al di sotto del complesso e la posa in opera di 61 isolatori sismici; si tratta del primo palazzo pubblico in Italia ed uno dei primi in Europa ad adottare una soluzione antisismica di questo tipo. Piazza Duomo, anche nota come Piazza del Mercato, è la maggiore e la più importante delle piazze dell'Aquila. Cuore del potere religioso, in antitesi con piazza del Palazzo, sede invece del potere politico, è il centro sociale e culturale della città, nonché punto d'incontro degli aquilani e sede dei principali eventi cittadini. Ospita inoltre, dal 1303, il mercato cittadino. Le sue notevoli dimensioni — 140 metri sul lato lungo e 70 metri su quello corto, per un totale di circa un ettaro d'ampiezza — la rendono una delle piazze urbane più grandi d'Italia. Chiesa di S. Maria del Suffragio, popolarmente detta chiesa delle Anime Sante, è un edificio religioso dell'Aquila. Edificata a partire dal 1713 in suffragio delle vittime del terremoto del 1703, costituisce il simbolo della ricostruzione settecentesca della città e rappresenta la massima espressione dell'architettura religiosa aquilana nel XVIII secolo. È rimasta gravemente danneggiata dal terremoto del 2009 ed è stata sottoposta a lavori di restauro e consolidamento, venendo riaperta al pubblico nel 2018. Divide con la cattedrale dei Santi Giorgio e Massimo lo spazio di piazza del Duomo. Il Duomo, La cattedrale metropolitana dei Santi Massimo e Giorgio è il principale luogo di culto dell'Aquila, sede vescovile dell'omonima arcidiocesi metropolitana. Edificata nel XIII secolo, venne gravemente danneggiata dal terremoto del 1703 per essere successivamente restaurata nel XIX e nel XX secolo. Nel 1902 è stata inserita nell'elenco dei monumenti nazionali italiani poi ratificato con un Regio Decreto nel 1940. Basilica di S.Bernardino da Siena , è un edificio religioso dell'Aquila, situato nel quarto di Santa Maria. Venne costruita, con l'adiacente convento, fra il 1454 e il 1472 in onore di san Bernardino da Siena, le cui spoglie sono custodite all'interno del mausoleo del Santo realizzato a opera di Silvestro dell'Aquila. La facciata, eretta nel secolo successivo da Cola dell'Amatrice con influenze michelangiolesche, è considerata la massima espressione dell'architettura rinascimentale in Abruzzo. L'interno, in stile barocco, è dovuto alla ricostruzione dell'edificio in seguito al terremoto del 1703 a opera di più progettisti — tra i quali sicuramente Filippo Barigioni, Sebastiano Cipriani e Giovan Battista Contini — e conserva importanti opere d'arte di Andrea della Robbia, Francesco Bedeschini, Pompeo Cesura, Rinaldo Fiammingo e Donato Teodoro, oltre al già citato Silvestro dell'Aquila, autore anche del mausoleo di Maria Pereyra Camponeschi. Il soffitto in legno intagliato e ornato di oro zecchino è opera di Ferdinando Mosca. Fontana delle 99 Cannelle, (detta anche fontana della Rivera) è un monumento storico dell'Aquila. Situata nella zona della Rivera, una delle più antiche del centro storico, a ridosso del fiume Aterno, vicino alla chiesa di San Vito alla Rivera, costituisce quasi l'intero perimetro dell'omonima piazza quadrangolare posta adiacente alle Mura urbiche, ed è costituita da novantatré mascheroni in pietra e sei cannelle singole, dalla maggior parte dei quali sgorga l'acqua: secondo la tradizione, le cannelle rappresenterebbero i novantanove castelli del circondario che, nel XIII secolo, parteciparono alla fondazione dell'Aquila.

LUOGHI D'INTERESSE

Basilica Collemaggio, Emiciclo sede del Consiglio Regionale Abruzzo,, Piazza Duomo con Chiesa di S.Maria del Sufraggio, Duomo , Basilica San

 

Bernardino da Siena , Fontana delle 99 Cannelle

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